Il fatto: mi sono beccata un virus e sono rimasta asintomatica. Mi sono sentita dire “sei la solita fortunata!”
Al di la delle parole che ho sentito con le orecchie, e che puoi sentire nella tua testa leggendole, il linguaggio paraverbale e l’espressione facciale hanno aggiunto al significato linguistico più o meno questo messaggio: “mi fai proprio rabbia! ti sarebbe servito stavolta stare almeno un po’ male… così avresti capito finalmente quello che predico continuamente e ti saresti convinta, invece di fare sempre quella diversa!”.
La mia prima reazione in zero secondi (quella dell’amigdala per intenderci): irrigidimento del corpo e “ma vaffanculo!”. Un’espressione che naturalmente non è uscita dalla mia bocca di “brava bambina” ed è stata prontamente ingoiata e spedita fin giù nella pancia. Dove? Nell’altro cervello, quello viscerale.
Seconda reazione: “ma come?!” e senso di disorientamento. Fatica, voglia di allontanarmi. E’ tipico per me, ormai lo conosco. Anche se faccio quella tutta d’un pezzo, mi metto costantemente in discussione con un conseguente, enorme, spreco di energia. So di essere definita “quella strana” che fa tutto in modo alternativo. Anche se una parte di me ne va fiera e ci sta bene, c’è un’altra piccola parte che è sempre un po’ a disagio e cerca di spiegarsi… per non sentirsi poi così strana, così diversa. Perché si sa che il diverso rischia l’isolamento. Da una parte le persone isolate si sentono sole e non amate, dall’altra parte le persone che isolano hanno paura e, per difendersi, diventano anche cattive… e avanti così. E’ un gioco umano che conosco.
Terza parte: non è una re-azione perché è consapevole, l’ho agita intenzionalmente. Dopo aver ascoltato i due cervelli sono passata al terzo, il cervello del Cuore. Ho avuto gentilezza per me stessa, mi sono assicurata di come stavo, esattamente come farei se vedessi una persona cara turbata. Sotto tutte quelle reazioni superficiali, stavo bene. Ero felice, dentro!
L’intera conversazione è andata così:
“Sei la solita fortunata!”
“Eh? Uhm… Proprio così!” sorriso.
Quello che l’intelligenza del mio cuore dice e mi ricorda è che io sono la mia fortuna.
La mia “solita fortuna” è generata dalle mie azioni e dai miei pensieri. Dal modo in cui ho cura del mio corpo, sempre, molto prima che stia male e da quello che scelgo per alimentarlo. Dalla mia tendenza a pensare positivo e a dare il “buon giorno” ai passanti sconosciuti. Dal rifiuto ad ascoltare o leggere ciò che mi turba e dal rifiuto ancora più determinato a crederci, mantenendo alto e potente il mio livello di energia. Dalle cose belle che leggo. Dall’entusiasmo con cui vado a dormire e sogno, avendo sempre l’impressione di partire per un viaggio. Dalle cose pesanti che lascio andare e da quelle belle che seleziono e ricordo. Da quello che ho descritto qui, l’ascolto attento di cosa succede a me quando mi sento incompresa, lasciando con un sorriso all’altro ciò che è suo.
Sai cos’è la P.N.E.I.?
Googola… perché quello che hai letto fin qui è il pensiero libero di una libera pensatrice, PNEI è scienza medica.
Quella moderna, sulla Treccani solo dal 2010.
E… crea i tuoi pensieri prima che siamo loro a crearti!