consapevolezze

Sto bene dove sono.

Al termine di un colloquio conoscitivo la donna che avevo davanti mi ha detto “è molto interessante, sono sicura che mi servirebbe ma ho molta paura di sentire quello che ho dentro, non credo di volerlo”.

Beata sincerità!

Avrei voluto aver io quella stessa comprensione di me quando, invece che paura, sentivo rabbia. Una rabbia cieca verso quel “qualcosa” che avevo dentro e su cui non riuscivo ad avere la meglio. Mi faceva piangere mentre parlavo, mi impediva di lasciarmi andare nelle relazioni, giudicava impossibile esprimere una preferenza tra 2 o più cose/persone/situazioni, non mi lasciava riposare nemmeno quando ero moribonda…

Reputavo colpevole un qualche mostro dentro di me, un’anomalia del mio funzionare, per l’incapacità di controllarmi, di ottenere da me stessa quello che mi sembrava giusto o doveroso. Avrei fatto qualsiasi cosa per scovare e annientare questo mostro.

La strategia da guerrafondaia che estirpa ciò che giudica il male è stata fallimentare. Non solo quello che riconoscevo di aver dentro non mi piaceva, ma estirparlo non era tra le opzioni: era come volersi staccare un braccio. Mi è costato uno sforzo enorme provarci e mi ha lasciato senza energia, arresa.

Quella “resa” è stato il primo momento in cui è successo veramente qualcosa. La tecnica di respiro, tramite la quale cavalcavo nella mia battaglia, sembrava non funzionare. Le persone che attorno a me facevano le loro esperienze di respiro, riportavano grande serenità e profonde comprensioni. Io ero solo più arrabbiata che mai. Quando ho mollato e ho dichiarato, durante una sessione, che mi sarei arresa a vedere quel che c’era da vedere… tutto ha cominciato ad avere un senso. Ho deposto le armi e il “nemico” è uscito allo scoperto.

Ho iniziato a sentire cosa avevo dentro, a riconoscerlo. Ho capito quando e perché si era creato, ne ho addirittura capito lo scopo. Mi piaceva? Ancora no. Ma guardarlo in faccia mi ha permesso di rimetterlo nella giusta prospettiva e capire che “mostro” era solo la definizione convenzionale per una zona buia. Risorsa è la definizione corretta, appena il giudizio e la rabbia si calmano e lasciano spazio.

La paura, prima di essere l’emozione spiacevole che siamo abituati ad etichettare, è un’energia prodigiosa che ci mette in contatto con le cose importanti secondo i nostri tempi e le nostre possibilità. La paura di scoprire cosa siamo e cosa ci limita è l’imbragatura sicura con cui calarsi nel buio, per scoprire cosa nasconde.

Ma il primo passo è sempre nostro, altrimenti quella stessa paura diventa il limitato confine della migliore versione di noi. Della nostra zona conosciuta in cui, anche se dolorosa, sappiamo come muoverci.